Jazz by Toni Morrison

Jazz by Toni Morrison

autore:Toni Morrison [Morrison, Toni]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: torchitorio
pubblicato: 2013-08-28T16:00:00+00:00


5

E quando nella Città giunge la primavera, per la strada le persone si accorgono le une delle altre; si accorgono degli estranei con i quali condividono corridoi, tavolini nonché lo spazio in cui si lavano gli indumenti intimi. Entrando e uscendo, dentro e fuori dalla stessa porta, azionano la stessa maniglia; sui tram e sulle panchine del parco posano le cosce là dove centinaia di persone hanno posato le loro. Le monetine di rame sfuggite tra le dita delle mani vengono subito inghiottite dai bambini e fatte sparire dagli zingari, ma si tratta pur sempre di soldi e la gente sorride. Questo è il periodo dell’anno in cui la Città incita maggiormente alle contraddizioni: incoraggia a comprare da mangiare nei chioschi quando non si ha affatto appetito; fa venir voglia di una stanza in cui vivere soli e nel contempo di dividerla con qualcuno che si è incrociato per la strada. A dire il vero non c’è nessuna contraddizione — si tratta piuttosto di una condizione: la gamma di quello che una Città tanto versatile può offrire. Che cosa c’è di meglio dei mattoni che si scaldano al sole? Ecco che tornano i tendoni davanti ai negozi. Le coperte spariscono dal dorso dei cavalli. L’asfalto diventa molle sotto i tacchi e la tetra oscurità sotto i ponti si trasforma in una penombra rinfrescante. Dopo la prima pioggerellina che fa spuntare le prime foglie, i rami degli alberi sono come dita umide che si trastullano con una lanugine verde. Le automobili simili a cofanetti di giaietto planano dolcemente dietro luci rese più fioche dalla bruma. Su marciapiedi di raso scivolano sagome curve in avanti, il capo reclino per proteggersi dai lievi pallettoni in cui si sono trasformate le gocce di pioggia. I volti dei bambini affacciati alle finestre sembrano rigati di lacrime, ma è solo un’impressione, in realtà a piangere sono i vetri delle finestre.

Nella primavera del 1926, in un pomeriggio piovoso, chiunque fosse passato per il vicolo che costeggia uno stabile di Lenox Avenue e avesse guardato in su, avrebbe potuto vedere non il volto di un bambino bensì quello di un uomo solcato come il vetro dalle lacrime. Una vista insolita, qualcosa che si vede di rado: un uomo che piange apertamente. Non è da loro. Ma per quanto insolito, alla fine tutti si abituarono a vederlo asciugarsi la faccia e il naso con un enorme fazzoletto rosso, sempre seduto, mese dopo mese, presso la finestra senza vista oppure sui gradini di casa, dapprima nella neve e poi al sole. Mi sa che Violet lavava e stirava quei fazzoletti perché, benché svanita e ridotta uno straccio, non poteva sopportare la biancheria sudicia. Ma tutti erano ormai stufi di aspettare che cos’altro le sarebbe saltato in mente, oltre a cercare di ammazzare una ragazza già morta e fornire al marito una provvista di fazzoletti puliti. Secondo me un bel giorno avrebbe dovuto prendere tutti quei fazzoletti, metterli nel cassetto del comò stipandoveli ben dentro fino all’ultimo e accendere un bel falò in testa a suo marito.



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